Vaticano
O banquete de 18 mil euros que não agradou ao Papa
O semanário 'L'Espresso' revela hoje que o Papa Francisco "não ficou
muito feliz" ao ver as imagens de um banquete ao qual assistiram
religiosos, empresários e jornalistas italianos no terraço da Prefeitura
dos Assuntos Económicos do Vaticano durante a canonização dos papas
João Paulo II e João XXIII.
As imagens foram
publicadas no site Dagospia.com. No banquete de 27 de abril estiveram
cerca de 150 VIP que pagaram 120 euros para assistir à cerimónia de
canonização desde o terraço no telhado do edifício, no Vaticano, tendo
depois desfrutado de um buffet financiado por patrocinadores privados.
Nas fotos veem-se jornalistas famosos em Itália, o braço direito do
primeiro-ministro Matteo Renzi e o presidente do Banco do Vaticano,
Ernst von Freyberg.
A festa custou 18 mil euros - 13 mil nas cadeiras e na estrutura montada no telhado, pagos pelos seguros médicos Assidai, e mais cinco mil pelo buffet, pago pela petrolífera italiana Medoilgas.
O Papa Francisco tem defendido uma "igreja pobre para os pobres" e por isso não gostou que, durante a canonização de João Paulo II e João XXIII, tivesse ocorrido este banquete no Vaticano.
O cardeal Giuseppe Versaldi, responsável pela Prefeitura dos Assuntos Económicos do Vaticano, afirmou ao canal Italia1 que desconhecia a natureza da festa e que só lhe tinham pedido autorização para que algumas pessoas pudessem subir ao terraço. "Não posso revelar o que disse o Papa. Informei-o e só posso dizer que não ficou muito feliz, para usar um eufemismo. Mas posso assegurar que estes episódios não voltarão a repetir-se", disse.
Segundo o 'L'Espresso', o Papa não gostou de ver que tinha sido celebrada uma eucaristia no local e como a comunhão foi dada com as hóstias num copo do catering. Quem deu a comunhão foi Lucio Angel Vallejo Balda, membro da Comissão Investigadora dos Organismos Económicos e Administrativos do Vaticano. Questionado sobre o caso pelo semanário afirmou: "Não falo do telhado. Graças a Deus temos outros problemas". COPIADO http://www.dn.pt/i
di Giovanni Tizian e Paolo Orofino
Dossier
Preti accusati di favorire i clan. Summit all'ombra dei santuari.
Processioni commissariate. Nella regione che a giugno riceverà la
visita di papa Francesco il sacro si mescola troppo spesso al profano
del crimine. Come indicano le ultime indagini delle procure
Per gli affiliati è “la
Santa”: questo il nome con cui gli uomini di 'ndrangheta chiamano la
loro organizzazione. E ci tengono a difendere l'aurea religiosa con cui
legittimano il loro potere criminale. Una commistione tra fede cattolica
e fedeltà mafiosa, che solo oggi le istituzioni cominciano a
combattere. Lo scenario è desolante.
Processioni religiose commissariate o che si fermano davanti alla casa del boss per far entrare la statua del santo. Preti sospettati di avere favorito i clan o di testimoniare a loro favore nei processi. E un altro che vanta parentele con un boss. In Calabria, tra Reggio Calabria e Vibo Valentia, le cosche non pensano solo agli affari terreni. Ma puntano alla vita eterna allacciando rapporti con i rappresentanti del clero, alcuni dei quali ben inseriti nei sistemi di potere. Eppure sono passati appena quattro anni dal blitz, coordinato dalla procure di Reggio e Milano, che ha cristallizzato ciò che per molti era solo una leggenda.
Le dichiarazioni del Vescovo di Mileto, mons. Luigi Renzo,
all'arrivo a Sant'Onofrio per la messa di Pasqua, dopo l'annullamento
della processione dell'Affruntata
La festa della Madonna di Polsi che si tiene ogni anno in Aspromonte è l'occasione per le 'ndrine di riunirsi e decidere le cariche. Con tanto di filmato gli investigatori hanno documentato i summit all'ombra del santuario retto dal priore don Pino Stangio. Il rapporto dei capi bastone con la fede ha radici lontane. Non è un caso che per i riti di affiliazione i “battezzati” brucino l'immaginetta sacra di San Michele Arcangelo, che la 'ndrangheta considera il proprio patrono. Costretta a condividerlo con la polizia che lo ha scelto come santo protettore.
Papa Francesco tra poche settimane andrà in Calabria e visiterà Cassano allo Ionio, dove è stato ucciso Cocò, il piccolo di tre anni vittima di una faida tra clan. La visita di Bergoglio sarà l'occasione per scacciare l'ombra maligna dalle curie della regione. Intanto, uno dei parroci indagati è stato “promosso”. Il vescovo ha respinto le sue dimissioni nonostante i pesanti capi d’imputazione dell'antimafia. Ha disposto infatti solo una sospensione dalla nomina di “parroco”, soluzione intermedia in attesa che si definisca meglio il procedimento penale, forse facendo leva sul fatto che le accuse della Dda sono state ridimensionate dal giudice per le indagini preliminar che ha respinto la richiesta d’arresto del sacerdote. Rigetto a cui la procura ha reagito presentando atto di appello e ribadendo le esigenze cautelari: ora tocca ai giudici del Riesame pronunciarsi.
IL COLLABORATORE DEL VESCOVO E IL PRESTITO
Nei mesi scorsi uno stretto collaboratore del vescovo della diocesi vibonese è finito sotto indagine, insieme a un altro prelato, per una storia di soldi prestati. Sono stati denunciati da un imprenditore della zona in difficoltà che aveva contratto alcuni debiti. Si era fidato di loro, e soprattutto del ruolo che ricoprono. Entrambi hanno accettato di aiutarlo. E all'inizio non hanno preteso nulla in cambio. Poi però l'imprenditore si è reso conto che l'aiuto concesso si stava trasformando. Un soccorso che giorno dopo giorno, secondo il racconto del’'imprenditore, veniva contaminato da inattese pressioni e strane telefonate per ottenere il rientro del prestito. Così ha deciso di rivolgersi alla squadra Mobile di Vibo Valentia. Che qualche mese fa ha iniziato a mettere insieme i pezzi della vicenda, informando pure la Dda di Catanzaro. Il collaboratore del vescovo è messo in relazione ad alcuni esponenti del clan Mancuso. In particolare si fa riferimento a lontani parenti del prelato, coinvolti nell'inchiesta “Black Money” e a degli altri personaggi, legati alla stessa cosca, che nei documenti vengono chiamati “cugini”. «È falso», così difende il suo collaboratore il vescovo Luigi Renzo intervistato da “l'Espresso”, «non c'è nessuna parentela, con quel cognome c'è tanta gente ma non c'entrano con lui e con la sua famiglia». Sarà, ma i detective non la pensano allo stesso modo.
IL PRETE ANTIMAFIA INDAGATO
Salvatore Santaguida, invece, dalla parrocchia di Stefanaconi, un paesone del Vibonese, è passato pochi mesi fa a incarico più prestigioso nella chiesa di San Sebastiano a Pizzo Calabro. Il che è stato percepito dagli inquirenti come una sorta di “promozione” di un prete notoriamente inquisito dalla distrettuale antimafia di Catanzaro. «Per motivi di cautela era stato sollevato dall'incarico», osserva monsignor Renzo «ma non dimentichiamo che è solo indagato, non è stato condannato. E dopo un anno e mezzo ho ritenuto fosse corretto dare un po' di spazio a questo giovane prete, senza per questo condizionare l'attività della magistratura».
Il pm Simona Rossi, il procuratore capo Vincenzo Lombardo e l'aggiunto Giuseppe Borrelli (ora a Napoli) ne avevano persino chiesto l'arresto. Ma per il gip gli elementi raccolti contro don Salvatore Santaguida non sono ritenuti sufficienti per mandarlo in carcere. Resta comunque in piedi l'ipotesi della procura di concorso esterno in associazione mafiosa. Nello stesso procedimento è coinvolto anche un maresciallo dei carabinieri, Sebastiano Cannizzaro (comandante della stazione di Sant'Onofrio) poi sospeso dall'incarico. Agli atti dell'indagine “Romanzo criminale” il sacro si mescola al profano del crimine.
Gli investigatori hanno raccolto i filmati delle processioni dell'Affrontata (Gesù si rivela alla Madonna dopo la resurrezione) che si tiene a Stefanaconi la domenica di Pasqua. E hanno scoperto che i vertici della cosca Patania avevano il potere assoluto sul trasporto della statua di San Giovanni. A poco dunque è servita la buona volontà di Santaguida che nel 2003 per tagliare fuori i boss dalla processione cambiò le regole del rito, decidendo di sorteggiare a caso i fedeli che dovevano portare le statue. Da allora per la sua comunità divenne il parroco antimafia. Fino ai primi mesi del 2012. Quando i carabinieri hanno bussato alla sua porta con un ordine di perquisizione. Preludio della richiesta di arresto firmata due anni dopo dai magistrati e rigettata dal giudice per le indagini preliminari. Ma la procura non si arrende e fa ricorso, rispolverando un'intercettazione ambientale in cui un membro del clan Patania dice: "Il prete ci sta aiutando, sai...".
SANTO COMMISSARIO
Come per le calamità naturali era pronta a intervenire la protezione civile. Ma i volontari non avrebbero dovuto portare acqua e primi soccorsi, piuttosto le statue durante l' Affrontata, la tradizionale processione pasquale di Sant'Onofrio e Stefanaconi. Insomma, è emergenza fede nel Vibonese. Tanto che il prefetto ha deciso di commissariare entrambi i riti pasquali per evitare che gli 'ndranghetisti locali ne prendessero le redini. Ma l'idea di far portare la Madonna e Gesù agli uomini e le donne della protezione civile (peraltro, da quanto risulta a “l'Espresso”, intimoriti dal doversi assumere tale responsabilità) non è andata giù ai parrocchiani. Così la decisione, sofferta, è stata di annullare la liturgia: la domenica di Pasqua le statue sono rimaste nelle rispettive chiese. E la tradizionale Affrontata per quest'anno è stata sostituita da una messa ordinaria. La protesta è stata condivisa dal vescovo Luigi Renzo: «C'è stata un po' di divergenza con il comitato prefettizio, perché sono intervenuti su una materia di competenza del vescovo, la gente si è rifiutata perché non ha accettato l'ingerenza dell'autorità. La decisione non è stata assolutamente presa d'intesa con noi. Io avrei trovato una soluzione alternativa all'interno della comunità». Ma il Monsignore è ottimista: «L'anno prossimo si farà, noi dobbiamo costruire cultura e creare una sinergia con prefettura e forze dell'ordine con cui c'è stata sempre una sintonia perfetta, questo è stato solo un incidente di percorso».
IL PASTORE IMPUTATO
La storia di don Nuccio Cannizzaro parte dalle periferie di Reggio Calabria, passa da incarichi di peso nella diocesi cittadina e da rapporti con politici che contano, e infine approda in tribunale. Per i fedeli è persona di grande generosità. Lo hanno difeso con tanto di striscioni esposti all'entrata della chiesa di Condera, un quartiere di Reggio Calabria, contro i giornalisti che loro definiscono killer, ma che in realtà hanno semplicemente fatto il loro mestiere di cronisti. Ne sa qualcosa Giuseppe Baldessarro del Quotidiano della Calabria, che per aver riportato sul giornale le dichiarazioni di un carabiniere, testimone al processo contro don Cannizzaro, è stato additato come il male assoluto della città. Reggio non è nuova a scene di questo tipo. Ha avuto un sindaco, Giuseppe Scopelliti, che aveva persino etichettato alcuni inviati come “cricca”. Don Nuccio è imputato per falsa testimonianza nell'ambito di un'inchiesta della procura antimafia di Reggio Calabria sulla cosca Crucitti.
Il parroco ha ricoperto ruoli importanti. È stato il cerimoniere del vecchio vescovo di Reggio Calabria. E cappellano della polizia municipale. Nella stessa inchiesta anche il testimone di giustizia Tiberio Bentivoglio (imprenditore minacciato e vittima di diversi attentati) ha parlato di Cannizzaro. «Non lo capite che dovete smettere. Cosa vuoi, che ti bruciano il locale di nuovo?», fu il consiglio di Cannizzaro alla moglie di Bentivoglio, e riferito dall'imprenditore durante una delle udienze.
E sempre don Nuccio ricompare in un'altra istruttoria, questa volta relativa ai clan di Vibo Valentia. Non è indagato, ma i carabinieri lo filmano mentre sale sulla barca di un dentista della zona, Nicolino Congestrì. Che descrivono così: «Al centro di un complesso meccanismo del quale fanno parte ed interagiscono parlamentari, funzionari, burocrati, religiosi, militari, medici, templari, massoni, magistrati... che si muovono in modo occulto in diversi settori, adottando una sorta di mutuo soccorso».
IL BOSS? UNA BRAVA PERSONA
Don Carmelo Ascone è da tantissimi anni a Rosarno. Nella sua parrocchia hanno fatto la prima comunione i figli dei sovrani assoluti del paese. Li conosce e li ha visti crescere. Ha un modo tutto suo di fare antimafia. Quando un anno e mezzo fa al maxi processo contro la cosca Pesce è stato sentito come teste ha espresso le sue perplessità sull'attività dei pm. «È stato arrestato il Sindaco un po’di anni fa, poi rivelatosi innocente, è stato chiusa la sede scout per mafia, e siamo stati... siamo passati per razzisti, per cattivi contro i negri, c’è stata una serie di cose che hanno buttato fango su Rosarno e sui rosarnesi, e molti stanno pagando innocentemente penso». E su Franco Rao, poi condannato in primo grado, aveva dichiarato: «È stato sempre un elemento che ha voluto fare del bene, si è sempre adoperato per l’educazione dei ragazzi».
A quel punto è intervenuto il presidente del tribunale: «Viene qui a dire che effettivamente è una sorta quasi di persecuzione, un poco lascia perplessi questa affermazione?». «Non ho detto che è un'isola felice», ha ribattuto Ascone, «dico che c’è del nero e c’è del bianco, c’è del male e c’è del bene». Terminato il processo il parroco di Rosarno è tornato nella sua chiesa. Dove ancora oggi accoglie tutti. Anche i peccatori non pentiti.
SANTISSIMI APPALTI
Non sfugge niente al controllo della 'ndrangheta. Neppure i cantieri dei santuari. A Paravati, provincia di Vibo Valentia, il clan Mancuso ha messo a disposizione il cemento per realizzare Villa della Gioia, un imponente complesso religioso voluto da Natuzza Evolo, la mistica con le stimmate scomparsa nel 2009. Prima di morire aveva avuto una visione: una grande chiesa per accogliere i fedeli in pellegrinaggio. E l'aveva immaginata proprio nel suo regno, a Paravati. Così è iniziata la costruzione. La zona però è sotto lo stretto controllo del clan Mancuso. Che lì gestisce ogni moneta in circolazione. E su ogni affare reclama la propria parte. Una regola accettata da tutti.
Non ne ha fatto mistero padre Michele Cordiano, il direttore della fondazione “Cuore immacolato di Maria rifugio della anime”, responsabile del progetto. Interrogato ha fornito la sua versione, fatalista, dei fatti: «Nella scelta di assecondare il suggerimento di Pantaleone Mancuso ho inteso garantire quella che io consideravo una “tutela ambientale” al raggiungimento dello scopo finale nella realizzazione dell'opera e pertanto appariva superfluo un confronto con altre proposte di fornitura di calcestruzzo».
L'interessamento da parte del boss Mancuso per l'opera di Paravati è emersa nelle ultime inchieste della procura antimafia di Catanzaro. «Una volta gli hanno messo la bomba, ci misero la benzina con le cartucce, e alle undici della notte mi ha chiamato per andare là, sono andato là..”Che volete?”...sono andato io e gliel'ho sbrigata», il padrino intercettato ammette un suo intervento a Paravati per fermare le intimidazioni.
che insospettiscono gli inquirenti. Così decidono di sentire direttamente il prete. Che ammette di avere accettato il cemento dei Mancuso. Le gru delle cosche hanno lavorato anche in un altro santuario. A Polsi. Dove ogni anno si festeggia la Madonna della montagna, evento sacro non solo per i credenti ma anche per gli 'ndranghetisti, che lì si riuniscono per decidere le cariche dell'organizzazione. In questo caso si tratta di un opera pubblica. Il materiale l'ha messo a disposizione una 'ndrina di San Luca. Ma dalle intercettazioni ciò che emerge è una situazione ben più complessa. Anche per la strada del calvario è intervenuta la 'ndrangheta. «Ha mandato l'ambasciata qua giù don Pino che hanno bisogno di una “bitumerata”(carico di bitume) di cemento, che ha bisogno di cemento lui... la che devono gettare il coso del Cristo».
Il don Pino di cui parla nella telefonata il boss Francesco Mammoliti è, secondo gli investigatori di Reggio Calabria, il priore del santuario di Polsi, Pino Strangio. Quello di Mammoliti è un monopolio. Tra Polsi e San Luca è il fornitore ufficiale per gli appalti. «Tant'è vero che anche il rettore del santuario della Madonna di Polsi è “costretto” a rivolgersi a lui». Le offerte del capo 'ndrangheta sono state accettate. E nessuna denuncia ha preceduto l'inchiesta dei pm di Reggio Calabria.
FRANCESCO VA IN CALABRIA
È questa la situazione che Papa Francesco troverà in Calabria durante il suo viaggio previsto a fine giugno. Per la giornata della memoria per le vittime di mafia aveva avuto parole dure contro i clan: «Convertitevi o andrete all'inferno». Parole che sono suonate come una scomunica per i padrini fedeli a San Michele Arcangelo e alla Madonna di Polsi. Accanto a lui c'erano i sacerdoti che in Calabria resistono. Come don Pino De Masi. Che nella piana di Gioia Tauro manda avanti con coraggio una cooperativa agricola. Non si è mai piegato alle minacce e alle intimidazioni. La linea del Papa è chiara. Tolleranza zero con chi è complice o indifferente. E la Conferenza dei vescovi calabresi, riprendendo l'appello di Bergoglio, ha scritto un documento in cui chiedono ai cittadini di assumersi le proprie responsabilità: «ricordiamo a tutti i calabresi un duplice ineludibile dovere, quello del coraggio della denuncia e quello della fuga da ogni omertà». E questo dovrebbe valere per tutti. Anche per chi indossa l'abito talare.
A festa custou 18 mil euros - 13 mil nas cadeiras e na estrutura montada no telhado, pagos pelos seguros médicos Assidai, e mais cinco mil pelo buffet, pago pela petrolífera italiana Medoilgas.
O Papa Francisco tem defendido uma "igreja pobre para os pobres" e por isso não gostou que, durante a canonização de João Paulo II e João XXIII, tivesse ocorrido este banquete no Vaticano.
O cardeal Giuseppe Versaldi, responsável pela Prefeitura dos Assuntos Económicos do Vaticano, afirmou ao canal Italia1 que desconhecia a natureza da festa e que só lhe tinham pedido autorização para que algumas pessoas pudessem subir ao terraço. "Não posso revelar o que disse o Papa. Informei-o e só posso dizer que não ficou muito feliz, para usar um eufemismo. Mas posso assegurar que estes episódios não voltarão a repetir-se", disse.
Segundo o 'L'Espresso', o Papa não gostou de ver que tinha sido celebrada uma eucaristia no local e como a comunhão foi dada com as hóstias num copo do catering. Quem deu a comunhão foi Lucio Angel Vallejo Balda, membro da Comissão Investigadora dos Organismos Económicos e Administrativos do Vaticano. Questionado sobre o caso pelo semanário afirmou: "Não falo do telhado. Graças a Deus temos outros problemas". COPIADO http://www.dn.pt/i
Dossier
Calabria, quando la cosca è 'santa'
Preti accusati di favorire i clan. Summit della 'ndrangheta all'ombra dei santuari. Processioni commissariate. Nella regione che a giugno riceverà la visita di papa Francesco il sacro si mescola troppo spesso al profano del crimine. Come indicano le ultime indagini delle procure calabresidi Giovanni Tizian e Paolo Orofino
Calabria, quando la cosca è 'santa'
Preti accusati di favorire i clan. Summit all'ombra dei santuari.
Processioni commissariate. Nella regione che a giugno riceverà la
visita di papa Francesco il sacro si mescola troppo spesso al profano
del crimine. Come indicano le ultime indagini delle procure
Processioni religiose commissariate o che si fermano davanti alla casa del boss per far entrare la statua del santo. Preti sospettati di avere favorito i clan o di testimoniare a loro favore nei processi. E un altro che vanta parentele con un boss. In Calabria, tra Reggio Calabria e Vibo Valentia, le cosche non pensano solo agli affari terreni. Ma puntano alla vita eterna allacciando rapporti con i rappresentanti del clero, alcuni dei quali ben inseriti nei sistemi di potere. Eppure sono passati appena quattro anni dal blitz, coordinato dalla procure di Reggio e Milano, che ha cristallizzato ciò che per molti era solo una leggenda.
La festa della Madonna di Polsi che si tiene ogni anno in Aspromonte è l'occasione per le 'ndrine di riunirsi e decidere le cariche. Con tanto di filmato gli investigatori hanno documentato i summit all'ombra del santuario retto dal priore don Pino Stangio. Il rapporto dei capi bastone con la fede ha radici lontane. Non è un caso che per i riti di affiliazione i “battezzati” brucino l'immaginetta sacra di San Michele Arcangelo, che la 'ndrangheta considera il proprio patrono. Costretta a condividerlo con la polizia che lo ha scelto come santo protettore.
Papa Francesco tra poche settimane andrà in Calabria e visiterà Cassano allo Ionio, dove è stato ucciso Cocò, il piccolo di tre anni vittima di una faida tra clan. La visita di Bergoglio sarà l'occasione per scacciare l'ombra maligna dalle curie della regione. Intanto, uno dei parroci indagati è stato “promosso”. Il vescovo ha respinto le sue dimissioni nonostante i pesanti capi d’imputazione dell'antimafia. Ha disposto infatti solo una sospensione dalla nomina di “parroco”, soluzione intermedia in attesa che si definisca meglio il procedimento penale, forse facendo leva sul fatto che le accuse della Dda sono state ridimensionate dal giudice per le indagini preliminar che ha respinto la richiesta d’arresto del sacerdote. Rigetto a cui la procura ha reagito presentando atto di appello e ribadendo le esigenze cautelari: ora tocca ai giudici del Riesame pronunciarsi.
IL COLLABORATORE DEL VESCOVO E IL PRESTITO
Nei mesi scorsi uno stretto collaboratore del vescovo della diocesi vibonese è finito sotto indagine, insieme a un altro prelato, per una storia di soldi prestati. Sono stati denunciati da un imprenditore della zona in difficoltà che aveva contratto alcuni debiti. Si era fidato di loro, e soprattutto del ruolo che ricoprono. Entrambi hanno accettato di aiutarlo. E all'inizio non hanno preteso nulla in cambio. Poi però l'imprenditore si è reso conto che l'aiuto concesso si stava trasformando. Un soccorso che giorno dopo giorno, secondo il racconto del’'imprenditore, veniva contaminato da inattese pressioni e strane telefonate per ottenere il rientro del prestito. Così ha deciso di rivolgersi alla squadra Mobile di Vibo Valentia. Che qualche mese fa ha iniziato a mettere insieme i pezzi della vicenda, informando pure la Dda di Catanzaro. Il collaboratore del vescovo è messo in relazione ad alcuni esponenti del clan Mancuso. In particolare si fa riferimento a lontani parenti del prelato, coinvolti nell'inchiesta “Black Money” e a degli altri personaggi, legati alla stessa cosca, che nei documenti vengono chiamati “cugini”. «È falso», così difende il suo collaboratore il vescovo Luigi Renzo intervistato da “l'Espresso”, «non c'è nessuna parentela, con quel cognome c'è tanta gente ma non c'entrano con lui e con la sua famiglia». Sarà, ma i detective non la pensano allo stesso modo.
IL PRETE ANTIMAFIA INDAGATO
Salvatore Santaguida, invece, dalla parrocchia di Stefanaconi, un paesone del Vibonese, è passato pochi mesi fa a incarico più prestigioso nella chiesa di San Sebastiano a Pizzo Calabro. Il che è stato percepito dagli inquirenti come una sorta di “promozione” di un prete notoriamente inquisito dalla distrettuale antimafia di Catanzaro. «Per motivi di cautela era stato sollevato dall'incarico», osserva monsignor Renzo «ma non dimentichiamo che è solo indagato, non è stato condannato. E dopo un anno e mezzo ho ritenuto fosse corretto dare un po' di spazio a questo giovane prete, senza per questo condizionare l'attività della magistratura».
Il pm Simona Rossi, il procuratore capo Vincenzo Lombardo e l'aggiunto Giuseppe Borrelli (ora a Napoli) ne avevano persino chiesto l'arresto. Ma per il gip gli elementi raccolti contro don Salvatore Santaguida non sono ritenuti sufficienti per mandarlo in carcere. Resta comunque in piedi l'ipotesi della procura di concorso esterno in associazione mafiosa. Nello stesso procedimento è coinvolto anche un maresciallo dei carabinieri, Sebastiano Cannizzaro (comandante della stazione di Sant'Onofrio) poi sospeso dall'incarico. Agli atti dell'indagine “Romanzo criminale” il sacro si mescola al profano del crimine.
Gli investigatori hanno raccolto i filmati delle processioni dell'Affrontata (Gesù si rivela alla Madonna dopo la resurrezione) che si tiene a Stefanaconi la domenica di Pasqua. E hanno scoperto che i vertici della cosca Patania avevano il potere assoluto sul trasporto della statua di San Giovanni. A poco dunque è servita la buona volontà di Santaguida che nel 2003 per tagliare fuori i boss dalla processione cambiò le regole del rito, decidendo di sorteggiare a caso i fedeli che dovevano portare le statue. Da allora per la sua comunità divenne il parroco antimafia. Fino ai primi mesi del 2012. Quando i carabinieri hanno bussato alla sua porta con un ordine di perquisizione. Preludio della richiesta di arresto firmata due anni dopo dai magistrati e rigettata dal giudice per le indagini preliminari. Ma la procura non si arrende e fa ricorso, rispolverando un'intercettazione ambientale in cui un membro del clan Patania dice: "Il prete ci sta aiutando, sai...".
SANTO COMMISSARIO
Come per le calamità naturali era pronta a intervenire la protezione civile. Ma i volontari non avrebbero dovuto portare acqua e primi soccorsi, piuttosto le statue durante l' Affrontata, la tradizionale processione pasquale di Sant'Onofrio e Stefanaconi. Insomma, è emergenza fede nel Vibonese. Tanto che il prefetto ha deciso di commissariare entrambi i riti pasquali per evitare che gli 'ndranghetisti locali ne prendessero le redini. Ma l'idea di far portare la Madonna e Gesù agli uomini e le donne della protezione civile (peraltro, da quanto risulta a “l'Espresso”, intimoriti dal doversi assumere tale responsabilità) non è andata giù ai parrocchiani. Così la decisione, sofferta, è stata di annullare la liturgia: la domenica di Pasqua le statue sono rimaste nelle rispettive chiese. E la tradizionale Affrontata per quest'anno è stata sostituita da una messa ordinaria. La protesta è stata condivisa dal vescovo Luigi Renzo: «C'è stata un po' di divergenza con il comitato prefettizio, perché sono intervenuti su una materia di competenza del vescovo, la gente si è rifiutata perché non ha accettato l'ingerenza dell'autorità. La decisione non è stata assolutamente presa d'intesa con noi. Io avrei trovato una soluzione alternativa all'interno della comunità». Ma il Monsignore è ottimista: «L'anno prossimo si farà, noi dobbiamo costruire cultura e creare una sinergia con prefettura e forze dell'ordine con cui c'è stata sempre una sintonia perfetta, questo è stato solo un incidente di percorso».
IL PASTORE IMPUTATO
La storia di don Nuccio Cannizzaro parte dalle periferie di Reggio Calabria, passa da incarichi di peso nella diocesi cittadina e da rapporti con politici che contano, e infine approda in tribunale. Per i fedeli è persona di grande generosità. Lo hanno difeso con tanto di striscioni esposti all'entrata della chiesa di Condera, un quartiere di Reggio Calabria, contro i giornalisti che loro definiscono killer, ma che in realtà hanno semplicemente fatto il loro mestiere di cronisti. Ne sa qualcosa Giuseppe Baldessarro del Quotidiano della Calabria, che per aver riportato sul giornale le dichiarazioni di un carabiniere, testimone al processo contro don Cannizzaro, è stato additato come il male assoluto della città. Reggio non è nuova a scene di questo tipo. Ha avuto un sindaco, Giuseppe Scopelliti, che aveva persino etichettato alcuni inviati come “cricca”. Don Nuccio è imputato per falsa testimonianza nell'ambito di un'inchiesta della procura antimafia di Reggio Calabria sulla cosca Crucitti.
Il parroco ha ricoperto ruoli importanti. È stato il cerimoniere del vecchio vescovo di Reggio Calabria. E cappellano della polizia municipale. Nella stessa inchiesta anche il testimone di giustizia Tiberio Bentivoglio (imprenditore minacciato e vittima di diversi attentati) ha parlato di Cannizzaro. «Non lo capite che dovete smettere. Cosa vuoi, che ti bruciano il locale di nuovo?», fu il consiglio di Cannizzaro alla moglie di Bentivoglio, e riferito dall'imprenditore durante una delle udienze.
E sempre don Nuccio ricompare in un'altra istruttoria, questa volta relativa ai clan di Vibo Valentia. Non è indagato, ma i carabinieri lo filmano mentre sale sulla barca di un dentista della zona, Nicolino Congestrì. Che descrivono così: «Al centro di un complesso meccanismo del quale fanno parte ed interagiscono parlamentari, funzionari, burocrati, religiosi, militari, medici, templari, massoni, magistrati... che si muovono in modo occulto in diversi settori, adottando una sorta di mutuo soccorso».
IL BOSS? UNA BRAVA PERSONA
Don Carmelo Ascone è da tantissimi anni a Rosarno. Nella sua parrocchia hanno fatto la prima comunione i figli dei sovrani assoluti del paese. Li conosce e li ha visti crescere. Ha un modo tutto suo di fare antimafia. Quando un anno e mezzo fa al maxi processo contro la cosca Pesce è stato sentito come teste ha espresso le sue perplessità sull'attività dei pm. «È stato arrestato il Sindaco un po’di anni fa, poi rivelatosi innocente, è stato chiusa la sede scout per mafia, e siamo stati... siamo passati per razzisti, per cattivi contro i negri, c’è stata una serie di cose che hanno buttato fango su Rosarno e sui rosarnesi, e molti stanno pagando innocentemente penso». E su Franco Rao, poi condannato in primo grado, aveva dichiarato: «È stato sempre un elemento che ha voluto fare del bene, si è sempre adoperato per l’educazione dei ragazzi».
A quel punto è intervenuto il presidente del tribunale: «Viene qui a dire che effettivamente è una sorta quasi di persecuzione, un poco lascia perplessi questa affermazione?». «Non ho detto che è un'isola felice», ha ribattuto Ascone, «dico che c’è del nero e c’è del bianco, c’è del male e c’è del bene». Terminato il processo il parroco di Rosarno è tornato nella sua chiesa. Dove ancora oggi accoglie tutti. Anche i peccatori non pentiti.
SANTISSIMI APPALTI
Non sfugge niente al controllo della 'ndrangheta. Neppure i cantieri dei santuari. A Paravati, provincia di Vibo Valentia, il clan Mancuso ha messo a disposizione il cemento per realizzare Villa della Gioia, un imponente complesso religioso voluto da Natuzza Evolo, la mistica con le stimmate scomparsa nel 2009. Prima di morire aveva avuto una visione: una grande chiesa per accogliere i fedeli in pellegrinaggio. E l'aveva immaginata proprio nel suo regno, a Paravati. Così è iniziata la costruzione. La zona però è sotto lo stretto controllo del clan Mancuso. Che lì gestisce ogni moneta in circolazione. E su ogni affare reclama la propria parte. Una regola accettata da tutti.
Non ne ha fatto mistero padre Michele Cordiano, il direttore della fondazione “Cuore immacolato di Maria rifugio della anime”, responsabile del progetto. Interrogato ha fornito la sua versione, fatalista, dei fatti: «Nella scelta di assecondare il suggerimento di Pantaleone Mancuso ho inteso garantire quella che io consideravo una “tutela ambientale” al raggiungimento dello scopo finale nella realizzazione dell'opera e pertanto appariva superfluo un confronto con altre proposte di fornitura di calcestruzzo».
L'interessamento da parte del boss Mancuso per l'opera di Paravati è emersa nelle ultime inchieste della procura antimafia di Catanzaro. «Una volta gli hanno messo la bomba, ci misero la benzina con le cartucce, e alle undici della notte mi ha chiamato per andare là, sono andato là..”Che volete?”...sono andato io e gliel'ho sbrigata», il padrino intercettato ammette un suo intervento a Paravati per fermare le intimidazioni.
che insospettiscono gli inquirenti. Così decidono di sentire direttamente il prete. Che ammette di avere accettato il cemento dei Mancuso. Le gru delle cosche hanno lavorato anche in un altro santuario. A Polsi. Dove ogni anno si festeggia la Madonna della montagna, evento sacro non solo per i credenti ma anche per gli 'ndranghetisti, che lì si riuniscono per decidere le cariche dell'organizzazione. In questo caso si tratta di un opera pubblica. Il materiale l'ha messo a disposizione una 'ndrina di San Luca. Ma dalle intercettazioni ciò che emerge è una situazione ben più complessa. Anche per la strada del calvario è intervenuta la 'ndrangheta. «Ha mandato l'ambasciata qua giù don Pino che hanno bisogno di una “bitumerata”(carico di bitume) di cemento, che ha bisogno di cemento lui... la che devono gettare il coso del Cristo».
Il don Pino di cui parla nella telefonata il boss Francesco Mammoliti è, secondo gli investigatori di Reggio Calabria, il priore del santuario di Polsi, Pino Strangio. Quello di Mammoliti è un monopolio. Tra Polsi e San Luca è il fornitore ufficiale per gli appalti. «Tant'è vero che anche il rettore del santuario della Madonna di Polsi è “costretto” a rivolgersi a lui». Le offerte del capo 'ndrangheta sono state accettate. E nessuna denuncia ha preceduto l'inchiesta dei pm di Reggio Calabria.
FRANCESCO VA IN CALABRIA
È questa la situazione che Papa Francesco troverà in Calabria durante il suo viaggio previsto a fine giugno. Per la giornata della memoria per le vittime di mafia aveva avuto parole dure contro i clan: «Convertitevi o andrete all'inferno». Parole che sono suonate come una scomunica per i padrini fedeli a San Michele Arcangelo e alla Madonna di Polsi. Accanto a lui c'erano i sacerdoti che in Calabria resistono. Come don Pino De Masi. Che nella piana di Gioia Tauro manda avanti con coraggio una cooperativa agricola. Non si è mai piegato alle minacce e alle intimidazioni. La linea del Papa è chiara. Tolleranza zero con chi è complice o indifferente. E la Conferenza dei vescovi calabresi, riprendendo l'appello di Bergoglio, ha scritto un documento in cui chiedono ai cittadini di assumersi le proprie responsabilità: «ricordiamo a tutti i calabresi un duplice ineludibile dovere, quello del coraggio della denuncia e quello della fuga da ogni omertà». E questo dovrebbe valere per tutti. Anche per chi indossa l'abito talare.
COPY http://espresso.repubblica.it
Vídeo A controvérsia sobre a procissão do bispo cancelado
dossiêCalabria, onde a quadrilha é "sagrada"Sacerdotes acusado de favorecer o clã . Cúpula na sombra dos santuários . Procissões comissário . Na região em junho receberá a visita do Papa Francis muitas vezes mistura o sagrado eo profano do crime. Como indicado pela última pesquisa de advogadoJohn e Paul Orofino Ti21 maio de 2014Calabria, onde a quadrilha é "sagrada" A estátua da Madonna carregado nos ombros durante o Affruntata OnofrioPara os afiliados é " Papai " é o nome pelo qual os homens da 'Ndrangheta chamar sua organização. E manter -nos em defender a aura religiosa com que legitimar seu poder criminal. Uma mistura entre a fé católica ea lealdade da máfia , só que agora as instituições começam a lutar . O cenário é desolador .
Procissões religiosas ou comissário que param em frente à casa do patrão para deixar a estátua do santo . Padres suspeitos de terem favorecido o clã ou a testemunhar a seu favor no processo. E outro que tem relações com um chefe. Na Calábria , incluindo Reggio Calabria , Vibo Valentia, as gangues não acho que apenas os assuntos mundanos . Mas apontando para a vida eterna subordinação relações com os representantes do clero , alguns dos quais estão bem integrados nos sistemas de potência. No entanto, apenas quatro anos se passaram desde que a blitz , coordenada pelo Ministério Público em Milão e Reggio , que se cristalizou o que para muitos era apenas uma lenda.As declarações do Bispo de Mileto , Mons . Luigi Renzo , na chegada em São Onofrio para a Páscoa Missa, após o cancelamento da procissão dell'Affruntata
A festa de Nossa Senhora das algemas que é realizada todos os anos em Aspromonte é a ocasião para ' ndrine a se reunir e decidir as acusações. Com a maior parte dos investigadores de cinema têm documentado a sombra do santuário cúpula padre Pino governado por Stangio prévio. A relação dos líderes ficar com a fé tem raízes profundas . Não é por acaso que, para os ritos da filiação " batizado " queimar a imagem pouco sagrada de São Miguel Arcanjo , a 'Ndrangheta considera seu patrono . Forçado a compartilhá-lo com a polícia , que o escolheu como patrono .
Papa Francesco algumas semanas estará visitando Cassano na Calábria e no mar Jónico , onde ele foi morto Coco , a pequena vítima de uma rixa entre clãs de três anos. A visita da Better World será uma oportunidade para afastar a sombra do mal da região do curiae . Enquanto isso, um dos suspeitos pastores foi "promovido" . O bispo rejeitou sua renúncia , apesar dos pesados encargos contra antimáfia . Na verdade, apenas ordenou a suspensão da nomeação de solução provisória "pastor" enquanto se aguarda a definir melhor o processo penal , talvez contando com o fato de que as alegações do DDA foram reduzidos pelo tribunal para investigação preliminar , que indeferiu o pedido de ' prisão do padre. Recusa de que o advogado respondeu com sua decisão de recorrer e reafirmando os requisitos de precaução : agora cabe aos juízes de decisão Review.Um momento ... Um momento de o cortejo da procissão a São Onofrio dell'Affruntata
O FUNCIONÁRIO DO BISPO eo empréstimoNos últimos meses, um colaborador próximo do bispo da diocese Vibonese está sob investigação, juntamente com outro prelado , para uma história de dinheiro emprestado. Foram processados por um empreiteiro da área em que as dificuldades tinham contraído algumas dívidas . Ele lhes confiara , e, especialmente, do seu papel . Ambos concordaram em ajudá-lo. E no começo não exigiu nada em troca. Mas, então, o empresário percebeu que o auxílio concedido estava virando . Um resgate que , dia após dia , de acordo com o relato do empresário '' , foi contaminado por pressões inesperadas e chamadas de manivela para a devolução do empréstimo. Então, ele decidiu voltar para a equipe móvel de Vibo Valentia . Isso há alguns meses ele começou a juntar as peças da história , informando bem ao DDA em Catanzaro. O colaborador do bispo está relacionada a alguns membros do clã Mancuso . Em particular , é feita referência a parentes distantes do bispo envolvido na investigação , "Black Money" e os outros personagens , vinculada ao mesmo clã , que os documentos são chamados de "primos" . "É falso", defende , assim, seu colaborador Dom Luigi Renzo entrevistado por " L' Espresso " , " não há relação , há muitas pessoas com esse sobrenome , mas não tem nada a ver com ele e sua família " . Talvez, mas os detetives não se sentem da mesma maneira.
Investigou a antimáfia PRIESTSalvatore Santaguida , no entanto, a partir da freguesia de Stefanaconi , uma grande aldeia no Vibo Valentia , tem sido há alguns meses no cargo de maior prestígio na igreja de San Sebastiano em Pizzo Calabro . Qual foi percebido pelos investigadores como uma espécie de " promoção " de um sacerdote conhecido por estar sob investigação pelo Anti -Mafia Distrital de Catanzaro. " Por uma questão de cautela tinha sido demitido das suas funções ", diz o monsenhor Renzo ", mas não se esqueça que é apenas sob investigação, não foi condenado . E depois de um ano e meio, eu senti que era certo para dar um pouco de espaço "para este jovem sacerdote , sem influenciar a atividade do Poder Judiciário " .
O promotor Simona Rossi, o procurador-chefe Vincenzo Lombardo e José Borrelli adicionado (agora em Nápoles) tinham até chamado para a prisão . Mas as evidências reunidas pelo juiz de instrução contra Don Salvatore Santaguida não são consideradas suficientes para mandá-lo para a prisão. Permanece de pé hipótese da acusação de conluio com a máfia . O mesmo processo também está envolvido um sargento da polícia , Sebastiano Cannizzaro ( comandante da estação de S. Onofrio ) e , em seguida, suspenso do cargo . Os documentos da investigação " Crime Novel " mistura o sagrado eo profano do crime.
Os investigadores coletaram imagens dos dell'Affrontata procissões ( Jesus revela-se a Virgem Maria , depois da ressurreição ), que é realizada em Stefanaconi domingo de Páscoa. E eles descobriram que os líderes do clã Patania tinha o poder absoluto sobre o transporte da estátua de St. John. Pouco se , portanto, servido a boa vontade de Santaguida em 2003, para cortar a procissão do chefe mudou as regras do rito , e decidiu chamar aleatoriamente os fiéis que tinha que carregar as estátuas . Desde então, sua comunidade se tornou a máfia pastor. Até os primeiros meses de 2012. Quando a polícia bateu em sua porta com um mandado de busca. Prelúdio ao pedido de prisão assinado dois anos depois pelo Ministério Público e rejeitado pelo juiz para as investigações preliminares. Mas o promotor não desistiu e faz a ação, tirando a poeira de um ambiente de interceptação em que um membro do clã Patania diz: " O padre está nos ajudando , você sabe ..." .
SANTO COMISSÁRIOQuanto aos desastres naturais estava pronto para intervir de protecção civil. Mas os voluntários não deveriam trazer a água e os primeiros socorros , em vez de as estátuas durante o ' Caras, a tradicional procissão de Páscoa de Sant' Onofrio e Stefanaconi . Em suma , é uma fé de emergência em Vibo Valentia . Tanto é assim que o prefeito decidiu commissariare ambos os ritos da Páscoa para evitar a 'Ndrangheta local, tomaria as rédeas. Mas a idéia de trazer a Virgem Maria e Jesus para os homens e mulheres da protecção civil (que, a partir do que aparece no " Express" , intimidado por ter que assumir esta responsabilidade ) não desceu para os paroquianos . Assim, a decisão , sofreu, foi cancelar a liturgia , as estátuas no domingo de Páscoa permaneceu em suas respectivas igrejas. E o tradicional Abordado para este ano foi substituída por uma rotina em massa. O protesto foi compartilhada por Dom Luigi Renzo : "Houve um pouco de" desacordo com o comitê da prefeitura , porque eles assumiram uma questão relacionada com o bispo , as pessoas se recusaram porque eles não aceitaram a interferência de ' autoridades . A decisão não foi tomada absolutamente de acordo conosco. Eu teria encontrado uma solução alternativa dentro da comunidade " . Mas o senhor é otimista: " No próximo ano vamos fazer, temos que construir uma cultura e criar sinergia com a prefeitura e agências de aplicação da lei com a qual havia sempre uma harmonia perfeita , isso foi apenas um soluço ".
O PASTOR ACUSADOA história de Don Nuccio Cannizzaro parte da periferia de Reggio Calabria , passando por trabalhos de peso na Diocese e da cidade relacionamentos com os políticos que contam, e finalmente desembarcou no tribunal. Para os fiéis é uma pessoa de grande generosidade. Eles defenderam com um monte de banners em exposição na entrada da igreja de Condera , um distrito de Reggio Calabria, contra jornalistas que definem o seu assassino, mas na realidade eles apenas fizeram o seu trabalho de jornalistas. Ele sabe alguma coisa do jornal Baldessarro José da Calábria, que relataram as declarações de jornal por um policial , uma testemunha no julgamento de Don Cannizzaro , foi apontada como o mal absoluto da cidade. Reggio não é novidade para essas cenas. Ele tinha um prefeito , Joseph Scopelliti , que ainda tinha enviado alguns rotulados como " rachadura ". Don Nuccio é acusado de perjúrio em uma investigação do Ministério Público contra a máfia em Reggio Calabria a quadrilha Crucitti .
O pastor ocupou cargos importantes. Ele foi o mestre de cerimônias do antigo bispo de Reggio Calabria. E o capelão da polícia municipal . Na mesma pesquisa também testemunhar a justiça de Tibério Bentivoglio ( empresário e ameaçou a vítima de vários ataques ) falou de Cannizzaro . " Você não entende que você deve parar. O que você quer , você queima o lugar de novo? " Foi o conselho da esposa de Cannizzaro Bentivoglio , e relatadas pelo empresário durante uma das audiências .
E sempre Nuccio reaparece em outra investigação , desta vez relativo ao clã de Vibo Valentia . Não investigado , mas a polícia durante as filmagens do sal no barco para um dentista na área, Nicolino Congestri . Isso descreve desta forma: " No centro de um complexo mecanismo que fazem parte e interagir parlamentares , funcionários , burocratas, religiosos, militares , médicos , Templários , os maçons , os juízes ... que se movem de forma oculta em diversas áreas , adotando uma espécie ajuda mútua . "
O CHEFE ? UMA PESSOA BRAVADon Carmelo é Ascone por muitos anos em Rosario . Em sua paróquia fez sua primeira comunhão dos filhos dos governantes absolutos do país. Sabe -los e tê-los visto crescer. Ele tem sua própria maneira de fazer máfia . Quando um ano e meio atrás, no julgamento da quadrilha peixe grande foi ouvido como testemunha manifestou a sua preocupação sobre a atividade da pm . " Ele foi preso o prefeito um pouco anos atrás , então provado inocente, foi fechada olheiro base para a máfia , e nós estávamos ... fomos racistas , de ruim contra os negros , houve uma série de coisas que eles jogaram lama em Rosario eo rosarnesi , e muitos estão pagando inocentemente pensam. " E Franco Rao, posteriormente condenado , em primeira instância , ele disse: "Sempre foi algo que ele queria fazer o bem, sempre foi comprometido com a educação dos filhos. "
Em seguida, falou o presidente do tribunal " , está aqui para dizer que , na verdade, é quase uma espécie de perseguição, um pouco desconcertante essa afirmação? » . "Eu não quis dizer que é uma ilha feliz ", respondeu ele Ascone ", eu digo que não há preto e branco , não é mau e não é bom. " Quando o processo é o pároco de Rosario está de volta em sua igreja. Nos casos em que ainda acolhe a todos . Também os pecadores não se arrependerem .
Santissimi CONTRATONada escapa o controle do ' Ndrangheta . Mesmo a construção de santuários. A Paravati , província de Vibo Valentia, o clã Mancuso forneceu o cimento para alcançar Villa da Alegria, um imponente edifício religioso construído por Natuzza Evolo , o místico com estigmas desapareceu em 2009, antes de morrer, ele teve uma visão: . Uma grande igreja para os fiéis em uma peregrinação. E ele tinha imaginado em seu próprio reino , Paravati . Assim começou a construção. A área , no entanto, está sob o controle estrito do clã Mancuso . Que não consegue algum dinheiro em circulação. E em cada negócio reivindicar a sua parte . Uma regra aceite por todos.
Ele não fez nenhum segredo de seu pai Michael Cordiano o diretor fundador do " Coração Imaculado de Maria , refúgio das almas", o gerente de projeto . Questionado deu a sua versão , fatalista , dos fatos : "Ao escolher seguir a sugestão de Pantaleão Mancuso garantir que eu entendi que eu considerava uma " proteção ambiental "para a realização do objetivo final da criação da obra e, portanto, parecia um confronto desnecessário com outras propostas de fornecimento de concreto " .
O interesse por parte do patrão Mancuso para a obra do Paravati surgiu em investigações recentes do promotor anti- máfia de Catanzaro. " Uma vez que eles colocaram a bomba, vamos colocar o gás com os cartuchos, e onze horas da noite ele me chamou para ir lá, eu fui lá .. " O que você quer? " ... Eu fui e tinha pressa "O Poderoso Chefão interceptado admite um discurso em Paravati para parar a intimidação.
que os investigadores suspeito. Então, eles decidem ouvir o sacerdote diretamente. Quem admite ter aceitado o cimento de Mancuso . Os guindastes dos clãs ter trabalhado em outro santuário. No pulsos. Onde todos os anos se celebra Nossa Senhora da montanha, evento sagrado não só para os crentes , mas também para a 'Ndrangheta , que se reunirá para decidir as posições da organização. Neste caso, é um trabalho público . O material foi disponibilizado um " ndrina de São Lucas . Mas tocando o que emerge é uma situação muito mais complexa. Mesmo na rua falou da provação da 'Ndrangheta . " Ele enviou a embaixada aqui Don Pino que precisam de um " bitumerata " (carga de asfalto ) de concreto , que deve cimentar -lo ... você tem que jogar a coisa de Cristo . "
O Don Pino mencionado no telefonema o chefe Francesco Mammoliti é , de acordo com investigadores em Reggio Calabria, a prévia do santuário de algemas , Pino Strangio . O que Mammoliti é um monopólio . Entre pulsos e São Lucas é o fornecedor oficial para a aquisição . " Tanto é assim que mesmo o reitor do Santuário de Nossa Senhora de algemas é" forçada "para ligar para ele. " Foram aceites as ofertas do patrão 'Ndrangheta . E nenhuma queixa precedeu a investigação do Ministério Público de Reggio Calabria.
FRANCIS VAI CALABRIA
Esta é a situação que o Papa Francis será na Calábria durante sua viagem planejada no final de junho . Porque o dia da memória das vítimas da máfia teve palavras duras contra o clã , " arrepender-se ou ir para o inferno. " Palavras que são jogados como uma excomunhão para padrinhos fiéis a São Miguel Arcanjo e de Nossa Senhora de algemas . Ao lado dele estavam os sacerdotes que resistem , na Calábria. Como Don Pino De Masi . Isso na planície de Gioia Tauro enviado para a frente com coragem uma cooperativa agrícola . Ele nunca se curvou às ameaças e intimidação. Linha do Papa é clara. Tolerância zero para aqueles que são cúmplices ou indiferente. E a Conferência Episcopal da Calábria, tomando -se o apelo da Better World , escreveu um artigo em que eles pedem que os cidadãos assumam as suas responsabilidades " , lembre-se toda a Calábria um dever incontornável dupla , a da coragem da denúncia ea fuga da cada conspiração do silêncio ". E isso deve se aplicar a todos . Mesmo para aqueles que usam a batina .
Procissões religiosas ou comissário que param em frente à casa do patrão para deixar a estátua do santo . Padres suspeitos de terem favorecido o clã ou a testemunhar a seu favor no processo. E outro que tem relações com um chefe. Na Calábria , incluindo Reggio Calabria , Vibo Valentia, as gangues não acho que apenas os assuntos mundanos . Mas apontando para a vida eterna subordinação relações com os representantes do clero , alguns dos quais estão bem integrados nos sistemas de potência. No entanto, apenas quatro anos se passaram desde que a blitz , coordenada pelo Ministério Público em Milão e Reggio , que se cristalizou o que para muitos era apenas uma lenda.As declarações do Bispo de Mileto , Mons . Luigi Renzo , na chegada em São Onofrio para a Páscoa Missa, após o cancelamento da procissão dell'Affruntata
A festa de Nossa Senhora das algemas que é realizada todos os anos em Aspromonte é a ocasião para ' ndrine a se reunir e decidir as acusações. Com a maior parte dos investigadores de cinema têm documentado a sombra do santuário cúpula padre Pino governado por Stangio prévio. A relação dos líderes ficar com a fé tem raízes profundas . Não é por acaso que, para os ritos da filiação " batizado " queimar a imagem pouco sagrada de São Miguel Arcanjo , a 'Ndrangheta considera seu patrono . Forçado a compartilhá-lo com a polícia , que o escolheu como patrono .
Papa Francesco algumas semanas estará visitando Cassano na Calábria e no mar Jónico , onde ele foi morto Coco , a pequena vítima de uma rixa entre clãs de três anos. A visita da Better World será uma oportunidade para afastar a sombra do mal da região do curiae . Enquanto isso, um dos suspeitos pastores foi "promovido" . O bispo rejeitou sua renúncia , apesar dos pesados encargos contra antimáfia . Na verdade, apenas ordenou a suspensão da nomeação de solução provisória "pastor" enquanto se aguarda a definir melhor o processo penal , talvez contando com o fato de que as alegações do DDA foram reduzidos pelo tribunal para investigação preliminar , que indeferiu o pedido de ' prisão do padre. Recusa de que o advogado respondeu com sua decisão de recorrer e reafirmando os requisitos de precaução : agora cabe aos juízes de decisão Review.Um momento ... Um momento de o cortejo da procissão a São Onofrio dell'Affruntata
O FUNCIONÁRIO DO BISPO eo empréstimoNos últimos meses, um colaborador próximo do bispo da diocese Vibonese está sob investigação, juntamente com outro prelado , para uma história de dinheiro emprestado. Foram processados por um empreiteiro da área em que as dificuldades tinham contraído algumas dívidas . Ele lhes confiara , e, especialmente, do seu papel . Ambos concordaram em ajudá-lo. E no começo não exigiu nada em troca. Mas, então, o empresário percebeu que o auxílio concedido estava virando . Um resgate que , dia após dia , de acordo com o relato do empresário '' , foi contaminado por pressões inesperadas e chamadas de manivela para a devolução do empréstimo. Então, ele decidiu voltar para a equipe móvel de Vibo Valentia . Isso há alguns meses ele começou a juntar as peças da história , informando bem ao DDA em Catanzaro. O colaborador do bispo está relacionada a alguns membros do clã Mancuso . Em particular , é feita referência a parentes distantes do bispo envolvido na investigação , "Black Money" e os outros personagens , vinculada ao mesmo clã , que os documentos são chamados de "primos" . "É falso", defende , assim, seu colaborador Dom Luigi Renzo entrevistado por " L' Espresso " , " não há relação , há muitas pessoas com esse sobrenome , mas não tem nada a ver com ele e sua família " . Talvez, mas os detetives não se sentem da mesma maneira.
Investigou a antimáfia PRIESTSalvatore Santaguida , no entanto, a partir da freguesia de Stefanaconi , uma grande aldeia no Vibo Valentia , tem sido há alguns meses no cargo de maior prestígio na igreja de San Sebastiano em Pizzo Calabro . Qual foi percebido pelos investigadores como uma espécie de " promoção " de um sacerdote conhecido por estar sob investigação pelo Anti -Mafia Distrital de Catanzaro. " Por uma questão de cautela tinha sido demitido das suas funções ", diz o monsenhor Renzo ", mas não se esqueça que é apenas sob investigação, não foi condenado . E depois de um ano e meio, eu senti que era certo para dar um pouco de espaço "para este jovem sacerdote , sem influenciar a atividade do Poder Judiciário " .
O promotor Simona Rossi, o procurador-chefe Vincenzo Lombardo e José Borrelli adicionado (agora em Nápoles) tinham até chamado para a prisão . Mas as evidências reunidas pelo juiz de instrução contra Don Salvatore Santaguida não são consideradas suficientes para mandá-lo para a prisão. Permanece de pé hipótese da acusação de conluio com a máfia . O mesmo processo também está envolvido um sargento da polícia , Sebastiano Cannizzaro ( comandante da estação de S. Onofrio ) e , em seguida, suspenso do cargo . Os documentos da investigação " Crime Novel " mistura o sagrado eo profano do crime.
Os investigadores coletaram imagens dos dell'Affrontata procissões ( Jesus revela-se a Virgem Maria , depois da ressurreição ), que é realizada em Stefanaconi domingo de Páscoa. E eles descobriram que os líderes do clã Patania tinha o poder absoluto sobre o transporte da estátua de St. John. Pouco se , portanto, servido a boa vontade de Santaguida em 2003, para cortar a procissão do chefe mudou as regras do rito , e decidiu chamar aleatoriamente os fiéis que tinha que carregar as estátuas . Desde então, sua comunidade se tornou a máfia pastor. Até os primeiros meses de 2012. Quando a polícia bateu em sua porta com um mandado de busca. Prelúdio ao pedido de prisão assinado dois anos depois pelo Ministério Público e rejeitado pelo juiz para as investigações preliminares. Mas o promotor não desistiu e faz a ação, tirando a poeira de um ambiente de interceptação em que um membro do clã Patania diz: " O padre está nos ajudando , você sabe ..." .
SANTO COMISSÁRIOQuanto aos desastres naturais estava pronto para intervir de protecção civil. Mas os voluntários não deveriam trazer a água e os primeiros socorros , em vez de as estátuas durante o ' Caras, a tradicional procissão de Páscoa de Sant' Onofrio e Stefanaconi . Em suma , é uma fé de emergência em Vibo Valentia . Tanto é assim que o prefeito decidiu commissariare ambos os ritos da Páscoa para evitar a 'Ndrangheta local, tomaria as rédeas. Mas a idéia de trazer a Virgem Maria e Jesus para os homens e mulheres da protecção civil (que, a partir do que aparece no " Express" , intimidado por ter que assumir esta responsabilidade ) não desceu para os paroquianos . Assim, a decisão , sofreu, foi cancelar a liturgia , as estátuas no domingo de Páscoa permaneceu em suas respectivas igrejas. E o tradicional Abordado para este ano foi substituída por uma rotina em massa. O protesto foi compartilhada por Dom Luigi Renzo : "Houve um pouco de" desacordo com o comitê da prefeitura , porque eles assumiram uma questão relacionada com o bispo , as pessoas se recusaram porque eles não aceitaram a interferência de ' autoridades . A decisão não foi tomada absolutamente de acordo conosco. Eu teria encontrado uma solução alternativa dentro da comunidade " . Mas o senhor é otimista: " No próximo ano vamos fazer, temos que construir uma cultura e criar sinergia com a prefeitura e agências de aplicação da lei com a qual havia sempre uma harmonia perfeita , isso foi apenas um soluço ".
O PASTOR ACUSADOA história de Don Nuccio Cannizzaro parte da periferia de Reggio Calabria , passando por trabalhos de peso na Diocese e da cidade relacionamentos com os políticos que contam, e finalmente desembarcou no tribunal. Para os fiéis é uma pessoa de grande generosidade. Eles defenderam com um monte de banners em exposição na entrada da igreja de Condera , um distrito de Reggio Calabria, contra jornalistas que definem o seu assassino, mas na realidade eles apenas fizeram o seu trabalho de jornalistas. Ele sabe alguma coisa do jornal Baldessarro José da Calábria, que relataram as declarações de jornal por um policial , uma testemunha no julgamento de Don Cannizzaro , foi apontada como o mal absoluto da cidade. Reggio não é novidade para essas cenas. Ele tinha um prefeito , Joseph Scopelliti , que ainda tinha enviado alguns rotulados como " rachadura ". Don Nuccio é acusado de perjúrio em uma investigação do Ministério Público contra a máfia em Reggio Calabria a quadrilha Crucitti .
O pastor ocupou cargos importantes. Ele foi o mestre de cerimônias do antigo bispo de Reggio Calabria. E o capelão da polícia municipal . Na mesma pesquisa também testemunhar a justiça de Tibério Bentivoglio ( empresário e ameaçou a vítima de vários ataques ) falou de Cannizzaro . " Você não entende que você deve parar. O que você quer , você queima o lugar de novo? " Foi o conselho da esposa de Cannizzaro Bentivoglio , e relatadas pelo empresário durante uma das audiências .
E sempre Nuccio reaparece em outra investigação , desta vez relativo ao clã de Vibo Valentia . Não investigado , mas a polícia durante as filmagens do sal no barco para um dentista na área, Nicolino Congestri . Isso descreve desta forma: " No centro de um complexo mecanismo que fazem parte e interagir parlamentares , funcionários , burocratas, religiosos, militares , médicos , Templários , os maçons , os juízes ... que se movem de forma oculta em diversas áreas , adotando uma espécie ajuda mútua . "
O CHEFE ? UMA PESSOA BRAVADon Carmelo é Ascone por muitos anos em Rosario . Em sua paróquia fez sua primeira comunhão dos filhos dos governantes absolutos do país. Sabe -los e tê-los visto crescer. Ele tem sua própria maneira de fazer máfia . Quando um ano e meio atrás, no julgamento da quadrilha peixe grande foi ouvido como testemunha manifestou a sua preocupação sobre a atividade da pm . " Ele foi preso o prefeito um pouco anos atrás , então provado inocente, foi fechada olheiro base para a máfia , e nós estávamos ... fomos racistas , de ruim contra os negros , houve uma série de coisas que eles jogaram lama em Rosario eo rosarnesi , e muitos estão pagando inocentemente pensam. " E Franco Rao, posteriormente condenado , em primeira instância , ele disse: "Sempre foi algo que ele queria fazer o bem, sempre foi comprometido com a educação dos filhos. "
Em seguida, falou o presidente do tribunal " , está aqui para dizer que , na verdade, é quase uma espécie de perseguição, um pouco desconcertante essa afirmação? » . "Eu não quis dizer que é uma ilha feliz ", respondeu ele Ascone ", eu digo que não há preto e branco , não é mau e não é bom. " Quando o processo é o pároco de Rosario está de volta em sua igreja. Nos casos em que ainda acolhe a todos . Também os pecadores não se arrependerem .
Santissimi CONTRATONada escapa o controle do ' Ndrangheta . Mesmo a construção de santuários. A Paravati , província de Vibo Valentia, o clã Mancuso forneceu o cimento para alcançar Villa da Alegria, um imponente edifício religioso construído por Natuzza Evolo , o místico com estigmas desapareceu em 2009, antes de morrer, ele teve uma visão: . Uma grande igreja para os fiéis em uma peregrinação. E ele tinha imaginado em seu próprio reino , Paravati . Assim começou a construção. A área , no entanto, está sob o controle estrito do clã Mancuso . Que não consegue algum dinheiro em circulação. E em cada negócio reivindicar a sua parte . Uma regra aceite por todos.
Ele não fez nenhum segredo de seu pai Michael Cordiano o diretor fundador do " Coração Imaculado de Maria , refúgio das almas", o gerente de projeto . Questionado deu a sua versão , fatalista , dos fatos : "Ao escolher seguir a sugestão de Pantaleão Mancuso garantir que eu entendi que eu considerava uma " proteção ambiental "para a realização do objetivo final da criação da obra e, portanto, parecia um confronto desnecessário com outras propostas de fornecimento de concreto " .
O interesse por parte do patrão Mancuso para a obra do Paravati surgiu em investigações recentes do promotor anti- máfia de Catanzaro. " Uma vez que eles colocaram a bomba, vamos colocar o gás com os cartuchos, e onze horas da noite ele me chamou para ir lá, eu fui lá .. " O que você quer? " ... Eu fui e tinha pressa "O Poderoso Chefão interceptado admite um discurso em Paravati para parar a intimidação.
que os investigadores suspeito. Então, eles decidem ouvir o sacerdote diretamente. Quem admite ter aceitado o cimento de Mancuso . Os guindastes dos clãs ter trabalhado em outro santuário. No pulsos. Onde todos os anos se celebra Nossa Senhora da montanha, evento sagrado não só para os crentes , mas também para a 'Ndrangheta , que se reunirá para decidir as posições da organização. Neste caso, é um trabalho público . O material foi disponibilizado um " ndrina de São Lucas . Mas tocando o que emerge é uma situação muito mais complexa. Mesmo na rua falou da provação da 'Ndrangheta . " Ele enviou a embaixada aqui Don Pino que precisam de um " bitumerata " (carga de asfalto ) de concreto , que deve cimentar -lo ... você tem que jogar a coisa de Cristo . "
O Don Pino mencionado no telefonema o chefe Francesco Mammoliti é , de acordo com investigadores em Reggio Calabria, a prévia do santuário de algemas , Pino Strangio . O que Mammoliti é um monopólio . Entre pulsos e São Lucas é o fornecedor oficial para a aquisição . " Tanto é assim que mesmo o reitor do Santuário de Nossa Senhora de algemas é" forçada "para ligar para ele. " Foram aceites as ofertas do patrão 'Ndrangheta . E nenhuma queixa precedeu a investigação do Ministério Público de Reggio Calabria.
FRANCIS VAI CALABRIA
Esta é a situação que o Papa Francis será na Calábria durante sua viagem planejada no final de junho . Porque o dia da memória das vítimas da máfia teve palavras duras contra o clã , " arrepender-se ou ir para o inferno. " Palavras que são jogados como uma excomunhão para padrinhos fiéis a São Miguel Arcanjo e de Nossa Senhora de algemas . Ao lado dele estavam os sacerdotes que resistem , na Calábria. Como Don Pino De Masi . Isso na planície de Gioia Tauro enviado para a frente com coragem uma cooperativa agrícola . Ele nunca se curvou às ameaças e intimidação. Linha do Papa é clara. Tolerância zero para aqueles que são cúmplices ou indiferente. E a Conferência Episcopal da Calábria, tomando -se o apelo da Better World , escreveu um artigo em que eles pedem que os cidadãos assumam as suas responsabilidades " , lembre-se toda a Calábria um dever incontornável dupla , a da coragem da denúncia ea fuga da cada conspiração do silêncio ". E isso deve se aplicar a todos . Mesmo para aqueles que usam a batina .
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